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Prendetevi cura di voi: il vostro benessere sarà anche il suo!

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Il benessere dei genitori e il benessere dei bambini vanno di pari passo. Se loro stanno bene possono prendersi cura del figlio con ancora più tenerezza e vicinanza.
Tutti i genitori hanno risorse così come tutti hanno limiti e difficoltà: ogni richiesta, senza differenze, ha diritto ad un’accoglienza e ad un ascolto competente.

Essere genitori è complesso e non può esistere un genitore perfetto. Questo perché diventare genitori è un processo che porta profondi cambiamenti e si costruisce sull’esperienza, attraverso prove ed errori, che non devono scoraggiare e far dimenticare che tutti i genitori hanno punti di forza e vogliono fare il meglio per il loro bambino e che per questo il loro impegno sarà in ogni modo premiato.
Nonostante sia opinione comune pensare che ogni coppia che sta per avere un figlio sia “naturalmente” felice, è normale, per un genitore, vivere anche dei momenti critici in particolari fasi del suo percorso e dello sviluppo del bambino: sono difficoltà che possono essere condivise e hanno diritto a trovare supporto, comprensione e cura. Infatti, dato il legame tra il bambino e i suoi genitori, il suo benessere inizia dal loro benessere,così come molte delle azioni di salute per il bambino “fanno bene” anche ai suoi genitori (ad esempio non fumare). Inoltre, se i genitori stanno bene il legame con i loro bambini e la vicinanza saranno fonte di nutrimento e di crescita. Per questo come GenitoriPiù nel momento in cui promuoviamo azioni di salute,  crediamo anche che ogni madre ed ogni padre debbano essere sostenuti e incoraggiati senza essere giudicati nel loro percorso, unico e personale.
Per le donne che desiderano e ricercano la gravidanza, la maternità è una trasformazione importante che ha inizio fin dal momento del concepimento. Accanto ad una grande felicità, quando si sta per diventare madri o quando lo si è appena diventate può succedere di sentirsi vulnerabili, tristi o arrabbiate. Questo non sempre trova accoglienza nella nostra società, che propone ideali spesso irrealistici riguardanti la maternità, tra i quali il pensiero che essere una buona madre significhi non provare mai sentimenti negativi o non avere mai bisogno di aiuto. Soprattutto nella promozione di pratiche positive e comportamenti di salute basati sull’evidenza e pertanto auspicabili, va sempre considerata la sensibilità individuale. La necessità o la scelta di ricorrere al taglio cesareo o ai sostituti del latte materno, ad esempio, non possono e non devono essere viste come prova di una scarsa capacità materna. Allo stesso modo è necessario, per l’operatore, saper accogliere senza giudizi momenti di difficoltà psicologica nel periodo perinatale che possono riguardare la donna, ma anche il contesto familiare intorno a lei.
Anche il padre (o partner) vive dentro di sé importanti trasformazioni. Negli anni passati la figura del padre è stata relegata ad un ruolo marginale, più di sostegno materiale, quando in realtà la nascita di un figlio coinvolge intimamente la coppia genitoriale e le reti familiari e sociali più ampie.
Un padre non è semplicemente un buon supporto della madre e il suo ruolo specifico con il bambino è meritevole di attenzione e valorizzazione. Per questo è importante promuovere la sua partecipazione in tutti i momenti del Percorso Nascita, incoraggiandolo a vivere pienamente la paternità, a partecipare a tutti gli aspetti della cura del bambino e a condividere emozioni ed esperienze. La socializzazione con altri genitori rappresenta un’occasione di condivisione ed una grande opportunità per uscire dalla solitudine.
Per quanto possano apparire invulnerabili, l’operatore dovrà considerare che anche i padri possono attraversare momenti difficili, provare ansia, depressione, sentimenti dolorosi o ambivalenti che hanno bisogno di essere ascoltati.
La qualità della relazione e delle modalità di comunicazione tra i genitori, siano essi o meno una coppia stabilmente convivente, ha un’influenza molto importante sulla salute del bambino a breve e a lungo termine. Soprattutto in situazioni di pre-esistenti difficoltà, i grandi cambiamenti che diventare genitore comporta possono favorire conflittualità e stress eccessivi. Per questo è importante, come operatori, garantire ascolto, supporto e comprensione, eventualmente indirizzando ad un percorso specifico. Si tratta di una prima azione preventiva, anche rispetto a situazioni che potrebbero degenerare e richiedere interventi di emergenza.
In generale, per i professionisti che incontrano i genitori nel corso della gravidanza e nel puerperio, è necessario innanzitutto imparare a riconoscerne le risorse, e contemporaneamente prestare attenzione a cogliere eventuali situazioni di disagio o sofferenza che possono venir nascoste per vergogna.
Ogni fase dello sviluppo, dal concepimento alla gravidanza, dalla nascita ai primi anni di vita del bambino, comporta un corredo di emozioni differenti e specifiche e che indirizzano la costruzione della genitorialità: conoscerle permette all’operatore di essere rassicurante in modo fondato e non generico, rafforzando la stima di sé e la fiducia nelle capacità delle persone che ha di fronte.
Concludendo, la costruzione e lo sviluppo di una genitorialità consapevole non porta soltanto ad una positiva crescita del bambino ma fa crescere insieme tutta la famiglia, portando con sé,anche in situazioni di particolare fragilità e sofferenza, le straordinarie gratificazioni che si sperimentano nel corso della vita di genitori, caratterizzata quindi non solo da compiti e responsabilità. Come GenitoriPiù, da sempre crediamo che il ruolo degli operatori non dovrebbe essere quello di sostituirsi ai genitori, i veri esperti dei loro bambini, ma di sostenere le loro risorse e di valorizzare il legame con il loro bambino.La capacità di dare tempestivamente aiuto e quella di ritirarlo altrettanto tempestivamente quando non ce n’è più bisogno è uno degli obiettivi di una presenza capace di sostenere senza sostituirsi.
GenitoriPiù cerca di trasmettere a tutti i genitori un senso di fiducia nelle proprie capacità, una convinzione in cui crediamo profondamente e che promuoviamo.
 

Lo sapevi?

È importante che i genitori si prendano cura di loro stessi. Se il genitore sta bene, può creare con il bambino un legame che sia davvero fonte di nutrimento e crescita. Al contrario, problematiche come ad esempiouna depressione trascurata possono essere causa di sofferenza sia per l’adulto che la vive sia per il bambino che potrebbe non ricevere le cure e l’affetto di cui ha bisogno. Soprattutto nel caso di gravi psicopatologie,a queste si può associare un aumentato rischio di complicanze nel periodo gestazionale e durante il parto e un impatto negativo sullo sviluppo del bambino.
La qualità della relazione tra i genitori, soprattutto come i genitori comunicano e si relazionano tra loro, ha un’influenza molto importante sulla salute del bambino a breve e a lungo termine e sul suo futuro. I bambini, fin da piccolissimi e a tutte le età vengono influenzati dai conflitti tra i genitori. Anche nelle coppie separate è importante evitare il più possibile conflittualità e stress eccessivi in quanto questi elementi hanno un impatto rilevante sul benessere del bambino.
Il coinvolgimento del padre o partner nella promozione della salute del bambino è importante fin dai primi momenti: è preziosa la partecipazione ad occasioni come i Corsi di Accompagnamento alla Nascita, a visite di controllo, al momento del parto e nella gestione della nuova situazione familiare dopo il ritorno a casa. Il padre o il partner ha un ruolo essenziale per la salute del nascituro, sia sul piano biologico (per quanto riguarda ad esempio la salute preconcezionale o l’adozione di stili di vita sani), sia sul piano relazionale. Il contributo del padre/partner dal punto di vista relazionale è importante anche all’interno della coppia e nel sostegno che egli può offrire rispetto ai sentimenti negativi, più o meno fisiologici, che la madre può provare. D’altra parte, se da un lato anche da parte del padre/partner stati ansiosi o sentimenti ambivalenti possono essere fisiologici, dall’altro non sono infrequenti problematiche, che necessitano un’accoglienza e una cura competente.
Non sempre le situazioni devono essere lette in senso patologico. Il baby blues o maternity blues, per esempio, è una reazione piuttosto comune alla nascita di un figlio, caratterizzata da una sensazione di tristezza, irritabilità e/o inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire generalmente entro una decina di giorni. Il periodo del post-partum è caratterizzato da importanti cambiamenti. Nelle ore che seguono la nascita del bambino i livelli di estrogeni, progesterone e degli ormoni prodotti dalla ghiandola tiroidea si abbassano velocemente e questo può influire sull’umore. Inoltre, la fatica del travaglio e del parto (sia naturale che cesareo), nonché dell’adattamento alle nuove relazioni, modalità e ritmi di vita tipici del processo di genitorialità è tale che occorre tempo prima che si possano recuperare le forze. Il baby blues può verificarsi in oltre il 70% delle madri.
La depressione post-partum è caratterizzata da umore depresso e/o perdita di interesse nelle attività solitamente vissute come piacevoli. A ciò si accompagnano altri sintomi tra cui, ad esempio, scarsa autostima, sentimenti di colpa, modifiche nel ritmo del sonno e nell’appetito. La qualità della vita può risultarne condizionata anche in modo molto rilevante. È un disturbo non infrequente: nei primi tre mesi dopo il parto riguarda dal 7,1% al 19,2% delle madri, a seconda della gravità considerata. Sintomi di depressione possono essere presenti anche durante la gravidanza. Ogni gravidanza è a sé, ma va ricordato che tra i fattori di rischio vi è l’aver sofferto di depressione in passato.
Come anche per i neo-padri è normale esperire una combinazione di gioia, stress, paura, allo stesso modo non è infrequente sviluppare una vera e propria depressione perinatale. La depressione paterna perinatale ha un’incidenza intorno al 10%.
Una componente ansiosa in gravidanza per entrambi i genitori è fisiologica ed ha un significato di preparazione, ma se i livelli di ansia sono elevati e persistenti si può essere di fronte ad una psicopatologia ansiosa. I disturbi ansiosi nel periodo perinatale sono frequenti, ma ancora poco studiati. Si stima che possano coinvolgere fino al 13% delle donne nel periodo perinatale. Il disturbo d’ansia può essere circoscritto ad alcune aree specifiche come il parto (tocofobia), ma spesso è generalizzato e sono presenti, per la maggior parte del tempo, preoccupazioni eccessive inerenti molte tematiche. Tali preoccupazioni sono difficilmente controllabili e si associano ad irrequietezza, affaticabilità, irritabilità, difficoltà di concentrazione, tensione muscolare, difficoltà ad addormentarsi, sonno irrequieto.
È un disturbo molto raro (0,5-2 casi ogni 1000 nascite). Si caratterizza per la presenza di deliri, allucinazioni, sbalzi d’umore, comportamento disorganizzato. Si sviluppa molto rapidamente ed entro 4 settimane dal parto (più raramente in gravidanza). È importante che gli operatori che lavorano a stretto contatto con le mamme conoscano questa condizione per poter intervenire prontamente. 
Gli operatori che vengono a contatto con le famiglie nel periodo perinatale possono incontrare diverse situazioni di sofferenza psicologica, sia pre-esistenti che insorte contestualmente a questa nuova fase di vita: fluttuazioni di umore anche importanti, consumo di sostanze, disturbo della relazione madre-bambino, disturbi alimentari. Possono essere presenti anche pensieri ricorrenti ed intrusivi, con oggetto ad esempio la paura di fare del male al proprio bambino ed azioni messe in atto allo scopo di neutralizzarli.
Se riconosciuto e trattato tempestivamente, il malessere psicologico non rappresenta un rischio per il bambino e non preclude la possibilità di creare un ambiente familiare positivo. É importante parlare delle proprie emozioni ed esperienze relative alla genitorialità. Spesso parlare con una persona fidata è già un sollievo. Se il problema continua è bene parlarne anche con il proprio medico di fiducia, pediatra od ostetrica: al consultorio familiare ci sono professionisti esperti su questa tematica. Per guarire dalla depressione post partum, bisogna riconoscerla e affrontarla nel modo giusto. Il problema non si risolve da solo ignorandolo o nascondendolo, al contrario, rischia di aggravarsi.
Con violenza domestica si intendono tutti gli atti di violenza che si verificano all’interno del nucleo familiare o tra attuali o precedenti partner. La violenza domestica colpisce in maggioranza le donne, ma non solo: anche gli uomini possono subirla. I bambini possono essere vittime di violenza domestica, sia direttamente, che in quanto testimoni.
Bambini esposti alla violenza possono sperimentare uno UNICEF. Behind Closed Doors: The Impact of Domestic Violence on Children stress emotivo tale da compromettere la crescita cognitiva e sensoriale. Inoltre, dai dati ISTAT emerge che la violenza si trasmette da una generazione all’altra. È quindi importantissimo prestare attenzione a tutti i genitori e in particolare a coloro che si trovano ad accogliere un nuovo bambino in situazioni di possibile fragilità o sovraccarico emotivo, o che non possono contare sul supporto di una rete familiare allargata. Le difficoltà che queste persone affrontano possono essere molto differenti, ma la valorizzazione delle risorse genitoriali esistenti e il coinvolgimento della rete sociale di riferimento possono essere di forte aiuto.
Nonostante le aspettative, le precauzioni e i comportamenti preventivi più corretti, è nella natura delle cose che non sempre il concepimento raggiunga un esito felice. Nella storia dei genitori può esserci anche il lutto per un figlio morto o non nato. Dal punto di vista strettamente medico l’OMS definisce come “morte perinatale” la perdita di un figlio avvenuta tra la 28° settimana di gravidanza e i 7 giorni dopo il parto. Non rientrano dunque in questa definizione gli aborti precedenti la 28° settimana di gestazione o i bambini morti oltre i 7 giorni dopo il parto (per SIDS o altre cause). Si tratta tuttavia di situazioni meritevoli della stessa cura ed attenzione, pur con proprie peculiarità, in quanto esperienze che, con complessità differenti, possono determinare importanti cambiamenti nella vita dei genitori. Le modalità di vivere il lutto e il tempo necessario per superarlo risentono di molte componenti e non sono prevedibili. La condivisione dell’esperienza può offrire conforto, e sul territorio nazionale sono presenti realtà che offrono supporto specializzato come CiaoLapo Onlus, e, nel caso di morte in culla, Semi per la SIDS e SUID &SIDS Italia.
È importante però che tutti gli operatori che lavorano a contatto con le famiglie siano sensibilizzati e competenti, in modo da poter accogliere il dolore dei genitori e del https://www.ciaolapo.it/contesto familiare allargato, ad esempio dei nonni. Si raccomanda perciò una formazione specifica e la disponibilità di protocolli ben delineati, linee guida e strategie di intervento basate sulle prove di efficacia. Per poter assumere un atteggiamento adeguato va innanzitutto ricordato che “il concetto di morte non è mitigabile e richiede una comunicazione dignitosa e sincera”. Alcune raccomandazioni pratiche possono essere tratte da un position statement internazionale riferito alle situazioni di morte perinatale nel loro insieme, ma applicabile anche a situazioni di aborto spontaneo o morte neonatale:

instaurare una relazione sensibile ed accogliente con i genitori, tramite un dialogo basato su domande aperte, fornendo spiegazioni in modo semplice e rispondendo a tutte le loro domande, tenendo conto della loro possibile difficoltà nell’ascoltare o nell’esprimersi. È importante concedere tempo per gestire le emozioni e prendere decisioni;

offrire cure rispettose del desiderio dei genitori di vedere e tenere in braccio il bambino, esplorando con delicatezza i loro bisogni e stati d’animo momento per momento. Alcuni studi hanno indicato che vivere un’esperienza di riconoscimento e contatto ed acquisire ricordi può fornire un beneficio per l’elaborazione del lutto nei genitori;

rispettare i valori personali di ogni genitore, le sue tradizioni culturali e le credenze religiose. In molte culture sono presenti abitudini e rituali socialmente riconosciuti relativi alla cura del corpo della persona amata defunta, di qualsiasi età.

Infine va evidenziata l’importanza dell’autopsia, il cui esito potrà fornire eventuali elementi utili per risposte che potranno attenuare il senso di smarrimento dei genitori.  Uno degli atteggiamenti più comuni nel sostegno al lutto, purtroppo, è la trasmissione del messaggio che una nuova gravidanza sia in grado di facilitarne la risoluzione. Si tratta di una posizione non corretta, se non pericolosa: il rischio è quello di ostacolare l’elaborazione del lutto, con conseguenze negative.
Seguire la crescita del bambino è un impegno complesso ed affascinante. Questo tema è stato approfondito dal dottor T. Berry Brazelton, figura storica della pediatria, uno dei principali attori della svolta culturale che ha portato, meno di mezzo secolo fa, a riconoscere le competenze ed il ruolo attivo del neonato nell’interazione col genitore. Tra i suoi contributi, alcuni dei più rilevanti sono i concetti che stanno alla base dei touchpoint. Per touchpoint (“momenti sensibili”) si intendono
Essere genitore può essere più complesso in particolari momenti critici della crescita dei bambini, durante i quali, prima di acquisire nuove abilità, mostrano comportamenti disorganizzati. Ad esempio, in particolari fasi, il neonato può piangere molto; si tratta di un importante strumento di comunicazione che può esprimere diversi bisogni. Tuttavia, in alcuni momenti, davanti al pianto disperato e inconsolabile è possibile sentirsi impotente ed esasperato e scuotere il bambino nell’estremo tentativo di calmarlo. I danni da scuotimento sul cervello del bambino possono essere gravissimi e determinare Shaken Baby Syndrome (SBS): il neonato non ha ancora un completo controllo del capo ed il cervello, se scosso, si muove all’interno del cranio. Lo scuotimento violento, anche solo per pochi secondi, è potenzialmente causa di lesioni cerebrali gravi. Si può arrivare al coma o alla morte in circa un caso su quattro. Se si avverte di non riuscire a mantenere la calma, la cosa migliore da fare è allontanarsi per un momento, lasciando il bambino in un posto sicuro e, se possibile, chiedendo aiuto a familiari o a persone fidate.
È importante specificare che le lesioni da scuotimento non sono causate da altre attività, seppure potenzialmente rischiose: far saltellare il bambino sulle ginocchia, lanciare il bimbo in aria, fare jogging o andare in bici con il bimbo, eccetera.


Approfondimenti

Quadrino S. Parlare con i genitori di un bambino nato morto: competenze di comunicazione per supe-rare il silenzio. In: La natimortalità: audit clinico e miglioramento della pratica assistenziale.Progetto del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie/CCM e Ministero della Salute.

A cura di Grussu, P., e Bramante, A. (2016) Manuale di psicopatologia perinatale. Profili psicopatologici e modalità di intervento. Erickson

Rapisardi G, Davidson A. (2003) La promozione dello sviluppo neonatale e infantile: l’approccio Brazelton. Medico e Bambino 2003; 22:171-176.

a cura di Anniverno, R., Bramante, A., Petrilli, G., Mencacci, C. (2014) Prevenzione, diagnosi e trattamento della psicopatologia perinatale. Linee guida per professionisti della salute.O.N.Da. Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna

Guida pratica alla genitorialità positiva, come costruire un buon rapporto genitori-figli, Save the Children

Ministero della Salute, Opuscolo “Come prevenire la depressione post partum e sentirsi nuovamentesé stesse“

La Nurturing Care per lo sviluppo infantile precoce

Ultimo aggiornamento: 18/12/2020
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