Il periodo della gravidanza è particolarmente delicato e necessita di attenzioni particolari per proteggere la salute del bambino. Il consumo di droghe
ha importanti effetti negativi sulla salute della madre e del nascituro, sia per i danni diretti delle sostanze sull’organismo di entrambi, sia perché rende più difficile per la futura mamma prendersi cura di sé e del bambino in modo adeguato.
I fattori che si presentano in concomitanza all’utilizzo di sostanze o ne favoriscono la dipendenza sono diversi, tra i principali
disturbi psichici e disagio socio-economico-culturale. Spesso la vergogna, lo stigma sociale e la paura di ripercussioni portano le donne a nascondere il problema anche agli operatori, impedendo loro di essere accolte ed aiutate. Proprio per questo è bene che gli operatori siano adeguatamente preparati per riconoscere attivamente, supportare ed eventualmente inviare a servizi specifici queste donne, per le quali il desiderio o l’arrivo di una gravidanza può rappresentare una motivazione per interrompere l’utilizzo di sostanze.
Le sostanze di abuso sono molte e classificabili secondo diversi sistemi di classificazione. Se raggruppate in base al loro inquadramento giuridico, si possono distinguere sostanze
“legali” (alcol e tabacco) ed “illegali” (eroina, cocaina e cannabinoidi). Purtroppo questa divisione ha portato allo sviluppo di un pregiudizio che immagina le sostanze legali come sostanzialmente innocue, contrariamente a quelle illegali, e quindi ad una sottostima dei rischi.
Alcol e tabacco sono altresì incluse dall’OMS nella categoria di “droghe” definita come: “
qualsiasi sostanza che introdotta in un organismo vivente ne modifichi il funzionamento e/o gli atteggiamenti sia fisici che psichici”. Sono sostanze capaci di indurre dipendenza e che portano danni importanti alla salute. Purtroppo, non sempre le donne si astengono completamente da
alcol e tabacco durante la gravidanza e gli operatori stessi possono sottovalutare il problema. Gli effetti dell’alcol sul
feto sono tali da poter indurre una vera e propria sindrome, la sindrome
feto-alcolica, con malformazioni visibili e caratteristiche. Tuttavia spesso i danni si presentano in modo “sfumato”: disturbi dell’apprendimento, problemi evolutivi, psicologici e comportamentali che possono non venire diagnosticati fino al momento dell’ingresso a scuola. Anche il fumo di tabacco ha effetti molto gravi: fattore di rischio per complicanze ostetriche e neonatali, è responsabile ad esempio di ritardi dello sviluppo cognitivo, infezioni, asma.
Anche le sostanze illegali attraversano la placenta e producono danni al feto, che dipendsono dalla qualità e quantità delle sostanze utilizzate e dalla loro interazione nel caso di assunzione contemporanea di più sostanze, infatti spesso la donna tossicodipendente ha comportamenti di
poliabuso: utilizza cioè più sostanze, combinandole assieme.
L’uso di sostanze illecite durante la gravidanza si associa ad
alterazioni dello sviluppo di organi o sistemi fino all’aborto, basso peso alla nascita, parto pre-termine, distacco di placenta, anomalie congenite, alterazioni fetali ed
altre complicazioni, che
possono manifestarsi anche a distanza di anni nel corso dell’infanzia, come disturbi di tipo comportamentale, ad esempio una maggiore irritabilità.
Tra queste
l’utilizzo di oppiacei in gravidanza, in particolare eroina e metadone, può portare il neonato a soffrire di sintomi di astinenza acuta: tremore, instabilità, pianto convulso, vomito, diarrea, irritabilità, disturbi del sonno, febbre. Invece, gli effetti della cannabis sono in gran parte sovrapponibili a quelli conseguenti al fumo di tabacco. Anche la
cocaina attraversa la barriera placentare e può determinare ipossia e/o asfissia fetale, con conseguente importante ritardo di crescita e una diminuzione della circonferenza cranica.
Fonti ed approfondimenti: